Mina, le scarpe e altri imprevisti

Mina è una donna tacco dodici. Una cinquantenne che adora acquistare scarpe, soprattutto col tacco. Ogni volta che ne acquista un paio si sente in pace col mondo.

È sposata con Piero, un ricco industriale – patriarcale e arrogante - che, stanco di vedere la cabina armadio sommersa dalle scarpe della moglie, ordina alla cameriera di portarle in una stanza della villa che nessuno usa. In realtà è la stanza dove Mina va a rifugiarsi per trovare un po’ di pace dal mondo e, soprattutto, dal marito.

Quando Mina entra nella stanza e trova le sue scarpe gettate ovunque senza rispetto le crolla il mondo addosso. Nel tentativo di sistemarle le vengono in mano scarpe che hanno segnato fasi importanti della sua esistenza: le scarpe da ginnastica che portava a diciotto anni, i sandaletti di tela che usava da piccola; le scarpe da sposa; le infradito che indossava la sua amica Giulia quando si sono conosciute.

Tra le due c’è un’amicizia autentica e profonda. Mina, da quando ha conosciuto Giulia, ha ricominciato a sorridere, cosa che non faceva più da tempo. Non si ricordava più come si facesse. Giulia, però, mette in crisi Mina quando le comunica che vuole intraprendere il percorso di transizione e diventare un uomo. Questa scelta fa riflettere Mina sulle proprie scelte (anzi, non scelte) di vita. Nel rapportarsi con Giulia, che sta diventando Giulio, e col suo coraggio, un po’ alla volta si rende conto di aver costruito per sé una gabbia dorata in cui si è completamente annullata. Mina riflette sull’amore, sulla diversità e se davvero esistono persone migliori di altre. Alla fine Mina comprende che siamo tutti anime in perenne transizione. Troverà la forza di uscire dalla sua gabbia proprio grazie a Giulia e, neanche a dirlo, ad un bizzarro paio di scarpe.

Monologo di e con Francesca Brotto

Regia Marco Artusi