FORserESTO

Moustapha, detto Tapha, un giovane senegalese, sta arrivando a Treviso da Lione per una breve vacanza. In treno, leggendo il quotidiano Le Monde, una notizia attira la sua attenzione: “Vestire gli immigrati da leprotti e cacciarli”. È una dichiarazione pubblica del sindaco di Treviso.

Sorride e non si scoraggia.

Tapha, si trova bene a Treviso e così, dopo due settimane di vacanza, decide di fermarsi. Pensava che il suo amico Goulu lo avrebbe aiutato e invece, dopo una serie di sfortunati eventi tra cui la legge Bossi-Fini, diventa clandestino e si ritrova a dormire alla stazione dei treni.

Non si scoraggia e poco dopo trova un lavoro regolare in una grossa fabbrica. Fa i turni di notte.

Le sue vicende lavorative sono legate a Bepi, un operaio che conosce in catena di montaggio. Vedere che vita fa Bepi, gli dà la spinta a migliorarsi: si iscrive a scuola, impara l’italiano e l’uso del computer.

Un po’ alla volta la vita di Tapha migliora. Finalmente ha un lavoro a tempo indeterminato, in un negozio in centro a Treviso e lì incontra una cliente, tipica siora medio-borghese impregnata di pregiudizi. Arriva al punto di chiamarla Xàxàm: un’erbaccia spinosa che cresce in Senegal.

Finalmente Tapha ha una casa, una famiglia, ma lui non dimentica i momenti di difficoltà. Quando può va in stazione ad aiutare i senza fissa dimora. Finché un giorno, tra loro, riconosce Bepi. A Tapha non interessa se in passato il collega lo ha trattato male, capisce i suoi limiti. Lo invita a dormire a casa sua. Bepi è restio ad accettare, ha paura l’omo nero che lui chiama Africa, o Congo e anche Obama, lo metta a dormire coi leoni.